Stats Tweet

Fori imperiali.

Derivano dal primo foro di Roma che in origine era solo una piazza, dove convenivano per il mercato gli abitanti sparsi sui vicini colli. Gli scavi hanno rivelato la presenza del famoso "Lapis niger" e della tomba di Romolo. Più tardi il posto divenne il centro della vita religiosa e politica della città: sul lato Nord sorgevano il carcere Tulliano (poi Mamertino), i templi di Giano, di Saturno, dei Castori e della dea Concordia; sul lato Sud si poteva ammirare il portico degli Dei Consenti, il tempio circolare di Vesta con la casa delle Vestali e vicino quella del pontefice massimo; poi la curia, la basilica Giulia, il recinto sacro con la statua di Marsia, l'edicola di Venere Cloacina, la basilica Emilia, la fonte di Giuturna. Presso la reggia si innalzavano il fornice Fabiano, l'arco ad Augusto: a Ovest il tempio del divo Cesare e l'arco di Tiberio. Ancora in epoca imperiale sorse ai piedi del Campidoglio il tempio dedicato a Vespasiano e sulla via Velia l'arco di Tito, la statua equestre di Domiziano, il colossale tempio a Venere e a Roma voluto da Adriano. Da Est a Ovest il foro era attraversato dalla Via Sacra; chiudeva la piazza la tribuna dei Rostri e sul suo lato Nord l'arco di Settimio Severo. Oltre il limite meridionale si estendevano i palazzi imperiali. Taverne e portici si aprivano in vari punti, e statue e colonne onorarie completavano tanta dovizia di monumenti. Sulla fine del periodo repubblicano il foro era ormai insufficiente e Cesare fece costruire dietro la Curia una grande piazza con portici e botteghe su due lati e il tempio a Venere Genitrice protettrice della casa Giulia, sul lato Ovest. Augusto ne volle uno nuovo verso il Quirinale e lo separò dai quartieri popolari con un muro, continuato sulle direzioni laterali da absidi, in cui trovavano posto in nicchie riccamente ornate statue di eroi romani e due portici; addossato al muro sorse il tempio a Marte Ultore. Tiberio costruì poi a lato del tempio due archi in onore di Druso e Germanico. Un nuovo foro fu costruito da Vespasiano poco distante da quello di Augusto: era una vasta piazza con portici e il tempio della Pace, arricchito da numerose opere artistiche. Fra i due sorse più tardi il foro transitorio, lungo e stretto, e simile più a un passaggio che a un vero foro, abbellito però da un tempio a Minerva. Grandioso fu invece il Foro di Traiano: i due portici laterali avevano di fronte due emicicli e al centro sorgeva la statua equestre di Traiano; sul lato Ovest sorgeva la basilica con due absidi ai lati e al centro la colonna celebrativa delle vittorie sui Daci: sui lati Nord e Sud le due biblioteche latina e greca. Dietro l'emiciclo Nord un grande edificio a due piani ospitava granai e taverne. Suo autore fu probabilmente Apollodoro di Damasco. Realizzando una perfetta corrispondenza tra struttura e funzionalità, il foro rappresentava il vero centro cittadino, dove ferveva la vita degli affari, si amministrava la giustizia, si compivano gli atti più importanti dell'amministrazione cittadina, si presenziava ai riti religiosi e si discutevano i problemi della res publica dando corpo e concretezza alla vita sociale della città. In origine il foro era soltanto un punto di ritrovo sulle grandi vie di comunicazione per i cittadini, che vivevano dispersi in casolari senza un grande centro urbano: qui si radunavano a tenere mercato, a celebrare riti, a trattare gli interessi locali; attorno ad esso sorsero spesso zone fittamente popolate, primo nucleo di future città, dove è possibile cogliere l'autentica funzione del foro rimasta inalterata fino a quando le libertà cittadine costituirono la base della vita romana. E proprio dal foro si deve ricercare l'origine di molti comuni romani: a misura che Roma espandeva il suo dominio sulla penisola, assegnava a cittadini e a soci porzioni di territorio in cui sorsero centri per lo svolgimento della vita sociale, riconosciuti giuridicamente come fori o conciliabula. Furono tali per esempio, Mutina (Modena), Parma, Dertona, ecc.; altre volte il foro prendeva nome dal suo fondatore: Forum Cornelii (Imola), Forum Sempronii (Fossombrone), Forum Livii (Forlì), ecc. Essi furono i centri da cui ramificò l'imponente opera di latinizzazione. Dopo la guerra sociale furono trasformati in municipia. Tanto nei piccoli come nei maggiori centri il foro rimase nella pienezza delle sue funzioni come luogo di incontri e teatro di tutte le manifestazioni socio-economiche e politico-amministrative. Anzi, i centri maggiori fecero a gara per avere un foro degno della loro nuova importanza. Nel corso del tempo a Roma e nei centri principali le attività meramente economiche furono allontanate dal foro e relegate in piazze minori e si ebbero così un foro oleario, un foro del pesce, un foro boario, un foro vinario, ecc. Dove era possibile, il foro principale sorgeva all'incrocio fra il cardo maximus e il decumanus maximus; nelle città preromane sorgeva invece in posti diversi; nelle città marittime vicino al porto. Vitruvio dà le norme per la costruzione di un foro: la grandezza doveva essere proporzionata al numero degli abitanti; la sua forma era rettangolare con la lunghezza di un terzo superiore alla larghezza. Dove il foro serviva anche per gli spettacoli, fra il colonnato erano installate gradinate per gli spettatori. In Italia sono noti il Foro di Ostia, Pompei, Velleia (Emilia), Terracina: fuori d'Italia gli scavi archeologici hanno portato alla luce i Fori di Tungad in Algeria, di Leptis Magna nella Tripolitania e di Cuicul nella Numidia, assieme ad altri minori in Asia Minore e in Grecia.